Durante l’epidemia, quando eravamo tutti chiusi nelle nostre case, e le macchine quasi non circolavano più, e molte fabbriche si sono dovute fermare, e abbiamo mangiato a casa, e non abbiamo gettato rifiuti per strada e nelle falde acquifere, il mondo quasi non assomigliava più a quello di prima. I fiumi, persino il Sarno, il più inquinato del Paese, sono tornati puliti, nei porti sono tornati i pesci, l’aria si è fatta più pulita anche nelle città più inquinate come Milano e nei grossi centri industriali, dappertutto si è respirata un’aria nuova. Ma adesso cosa succede? Rossano Ercolini, fondatore e volto del movimento Rifiuti zero, nonché vincitore del Goldman Environmental Prize, il cosiddetto Nobel per l’ecologia, affronta in queste pagine il difficile problema del ritorno alla normalità: sì, perché tornare a “come era prima” significa accettare di inquinare il pianeta, respirare sostanze tossiche, rinunciare alla biodiversità, mettere a rischio la nostra salute e quella delle generazioni successive. Se il dilemma fra sanità e lavoro è oggi al centro del dibattito politico e sociale, troppo spesso si dimentica di includere nel discorso anche il tema della salute ambientale e dell’ecologia. Ma ora l’emergenza coronavirus deve aprirci gli occhi e farci vedere le falle di un sistema che finora abbiamo creduto incrollabile: ora è il momento di cambiare rotta e muoverci finalmente verso quella green revolution che promette un mondo con meno rifiuti, più verde, un mondo in cui per tutti sia possibile pensare e ripensare il futuro e la democrazia.